Maggio 2012.
Finito il club Med abbiamo affittato una macchina e per tre giorni siamo andati in giro tra Bodrum e Kusadasi. In questa regione guidano un po’ meglio che da noi (sembra che ciò non valga nel resto della Turchia) e quindi un italiano il traffico lo può affrontare serenamente. Le uniche due cose a cui bisogna fare attenzione (e alle quali non ci si abitua) sono che in “autostrada” si può fare inversione a U e si possono incontrare le strisce pedonali. Quando vi capita uno che fa inversione o, peggio, uno che attraversa l’autostrada, il brivido lungo la schiena è assicurato. Peggio ancora è se provate a frenare per fare passare i pedoni sulle strisce: da dietro strombazzano e vi vengono addosso. Prima di entrare in Europa, speriamo che li facciano adeguare.
I primi agglomerati urbani del mondo sono stati trovati in Turchia, così come le prime tracce di agricoltura non spontanea. Essere stata la culla della civiltà ha conseguenze ancora oggi: in moto si va senza casco, al massimo col cappello, se c’è molto sole. Gli scooter no, ma in questa zona della Turchia le moto sono tutte uguali: delle 125 dal serbatoio rosso che però sono di quattro marche diverse, di cui ne ricordo solo due: Mondial e Kununi.
Diversamente da Efeso, che abbiamo avuto la ventura di visitare insieme a 1500 americani della Ruby Princess, le rovine di Didime, Mileto e Priene non sono frequentate e la loro visita è una buona approssimazione di quella che poteva essere l’esperienza di un viaggiatore del gran tour dell’ottocento. Mileto e Priene valgono veramente la pena, tra cani dormienti, pecore brucanti, gechi giganti, serpi e serpenti, la quasi totale assenza di visitatori permette di godersele come si deve. Notevole è il teatro di Priene: greco originale, non ha subito la trasformazione in romano (per adattarlo agli spettacoli con le bestie) ed è rimasto molto più affascinante.
Efeso è impossibile visitarla in pace. Tuttavia, in bassa stagione, prima che arrivino quelli delle crociere, il traffico è accettabile. Se andate da soli (non con un tour organizzato) conviene parcheggiare a Efeso alta (porta di Magnesia) e visitarla scendendo. Al ritorno dovrete risalire, ma così la visita è più bella. Dopo lo stoà di Adriano, la strada pavimentata in marmo vi condurrà alla biblioteca di Celsus (da non confondere con Celsius) e poi al teatro. Lungo il cammino, poco prima della curva, potrete accedere a destra a monumenti imperdibili, come le latrine e il postribolo.
La campagna turca ricorda molto quella dell’Italia meridionale, ma priva di qualunque inquinamento industriale, commerciale e pubblicitario. L’assenza di cartelloni la rende molto più bella, quella di rigagnoli maleodoranti molto più salubre. Una cosa è certa: dopo questo viaggio, quando potrò, comprerò la frutta e la verdura turca al supermercato. Ogni tanto, in campagna, dopo tratti di strada non asfaltata (e non è che le asfaltino benissimo), si incontrano dei grandi sciacquoni, in corrispondenza di ristoranti rurali, sotto i quali la gente passa con la macchina per togliere la polvere. Sembrano gratuiti, ma io non ho avuto il coraggio di sciacquarmi.
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