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La letteratura citata nei paragrafi precedenti mostra che undicimila e cinquecento anni fa un repentino aumento di temperatura fece innalzare il livello del mare di una quindicina di metri (un episodio noto come Melt Water Pulse - 1b), provocando la sommersione di vaste aree costiere probabilmente abitate. Il fenomeno, rilevato con certezza in diversi siti dell’emisfero settentrionale, fu accompagnato da violente eruzioni vulcaniche.
Gli abitanti delle regioni più disparate vissero la memorabile esperienza e non è da escludere che l’evento del diluvio, riportato indipendentemente in mitologie totalmente diverse, abbia tratto lo spunto proprio dall’episodio. Il Mediterraneo non fu esente dal cataclisma, anzi la sua natura di mare chiuso, e per larghi tratti poco profondo, ne accentuò probabilmente le conseguenze.
Il MWP-1b venne preceduto, tremila anni prima, da un episodio analogo, il MWP-1a, che per molti versi contrassegnò l’uscita del pianeta dall’era glaciale. La sequenza di innovazioni alimentari ed edilizie rilevata in Medio Oriente tra i due MWP lascia pensare che l’agricoltura e quindi la sedentarietà siano state una conseguenza dell’inaspettata ondata di caldo che colpì la terra dopo decine di migliaia di anni glaciali.
Sebbene la presenza di tali innovazioni risulti documentata soltanto in Medio Oriente, è ragionevole pensare che l’agricoltura sarebbe potuta nascere ovunque si fossero presentate le stesse condizioni ambientali. Il pattern climatico riguardò, infatti, tutto l’emisfero settentrionale e condizioni molto simili si verificarono anche in diverse regioni dell’India e della Cina.
È invece curioso come gran parte della comunità scientifica, pur così preoccupata per un eventuale futuro aumento di due gradi, non giudichi un passato aumento di dieci una forzante sufficiente a stimolare adattamenti rivoluzionari al di fuori del Medio Oriente. Si direbbe che gli occidentali ne facciano una questione di primogenitura.
La cartina di sopra mostra l’aspetto delle terre emerse durante il massimo glaciale (livello del mare centoventi metri inferiore ad oggi). Fino a prima del MWP-1a (un centinaio di metri inferiore) la mappa può essere considerata ancora valida e dare indicazioni su quelle che dovevano essere le regioni considerate l'optimum abitativo dai paleolitici, tra le quali molti fondali attuali.
Si noti come nessun territorio significativamente esteso appaia nell’oceano Atlantico. I fondali oceanici, profondi in media chilometri, non affiorarono mai durante le ere glaciali, diversamente dalle placche continentali e dai mari interni.
Bailey et al. (2008) si aspettano che molti di quei fondali siano stati abitati. Nella mappa di sopra sono evidenziati quelli più vasti, relativamente vicini al Mediterraneo, ma ce ne sono ovviamente degli altri, in Indocina, nel mar Cinese ed in Indonesia, altrettanto promettenti.
In fondo, non sarebbe tanto strano se, in futuro, si trovassero tracce di occupazione umana alle foci dello Yangtze, dell’Indo o del Tigri/Eufrate (Golfo Persico).
Tenuto conto che lungo quei fiumi nacque l’agricoltura (Zhao, 1998), (Gupta, 2004), (Purugganan & Fuller, 2009), e si svilupparono le più antiche civiltà del mondo, non è impensabile supporre che nei pressi del delta di questi tre fiumi la nascita dell’agricoltura sia stata indotta dal riscaldamento del MWP-1a, come in Medio Oriente. In altri termini, anche lì la rivoluzione neolitica potrebbe essere avvenuta prima dello Younger Dryas, con tutto ciò che ne conseguirebbe sugli eventuali futuri ritrovamenti archeologici.
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