Nel primo secolo avanti Cristo, un altro siciliano fissato con la storia universale, scrisse quaranta libri di un’opera che chiamò Biblioteca Historica [1]. Per scrivere l’opera, Diodoro, questo era il nome del siciliano, disse di aver viaggiato e consultato libri per trent’anni, ma probabilmente furono più le consultazioni che i viaggi.
Secondo Diodoro, molte generazioni prima della guerra di Troia, gli Atlantidei, il popolo più civile del suo tempo (libro III, 54, 1), venne assoggettato dalle Amazzoni libiche. Infatti, molto prima delle Amazzoni della tradizione greca (che vissero lungo il fiume Termodonte sulla costa meridionale del mar Nero, prima di venire annientate da Ercole), altre Amazzoni erano vissute in Libia, precisamente in un’isola del lago Tritonide (libro III, 53, 4) (identificabile con la vasta depressione sahariana a sud dell’Atlante, che fu effettivamente un lago fino a circa settemila anni fa) dalla quale dominavano le regioni circostanti [2].
Gli Atlantidei furono il primo popolo ad essere conquistato dalle Amazzoni, arrendendosi in massa alla regina Myrina dopo che Cernê, l’unica loro città che aveva provato a resistere era stata completamente distrutta (libro III, 54, 5). Gli Atlantidei, che possedevano molte città e vivevano in una fertile regione ai bordi del mare (libro III, 56, 2), erano un popolo molto civile e molto pio perché tra loro erano nati gli Dei. Il loro primo re era stato Urano, un Dio che li aveva elevati dallo stato bestiale ed aveva loro insegnato l’agricoltura (libro III, 56, 3).
Urano ebbe parecchie mogli, tra cui Titea, che, prima di venire chiamata Gea, gli diede diciotto figli: i Titani. Uno di questi, Iperione, successe al padre e alla sua morte il regno venne diviso tra il fratello Crono ed il nipote Atlante (figlio di un altro fratello, Giapeto). Atlante si prese la regione costiera e quella montana, dando il nome non soltanto ai monti ma anche agli abitanti di tutto il regno (libro III, 60, 1). Secondo i cretesi, invece Crono regnò sulla Sicilia, la Libia e l’Italia (libro III, 60, 3).
Questo è, in sintesi, quello che Diodoro dice di Atlantide. Nemmeno una parola sull’isola capitale, né sulla sua distruzione, né sulla conquista dell’Egitto.
E, naturalmente, non avendo mire elettorali, neanche un accenno alla sua mirabile organizzazione dello stato. Benché sia probabile che Diodoro conoscesse i Dialoghi, non sembra averli utilizzati. Per lui Atlantide è soprattutto il luogo di nascita degli Dei e delle innovazioni da loro donate agli uomini.
Se Dionisio Scitobrachione fu effettivamente la fonte utilizzata da Diodoro, è possibile che le leggende circolanti in Egitto sulla provenienza occidentale degli Dei e della civiltà (da cui Dionisio avrebbe attinto, vivendo ad Alessandria) ne abbiano influenzato la teogonia.
Per quanto riguarda la collocazione temporale, dal contesto si intende che gli Atlantidei sconfitti dalle Amazzoni fossero i discendenti degli antichi dominatori e che le battaglie descritte fossero sì antiche (molte generazioni prima della guerra di Troia), ma non primordiali, e quindi successive ad un eventuale cataclisma.
Una cosa, comunque, risulta abbastanza chiara dal racconto di Diodoro: la posizione del territorio degli Atlantidi: tra i monti dell’Atlante ed il lago Tritonide, concentrata soprattutto nella fertile pianura costiera. Il posto più comodo per dominare la Sicilia, la Libia e l’Italia, come sostenuto dalla leggenda cretese su Crono (ed anche da Platone).
È il momento di vedere cosa Erodoto abbia scritto su Atlantide, ed anche sull'Egitto, che, sembra conoscesse molto bene.
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[1] Il testo (in inglese) del terzo libro della Biblioteca Historica è accessibile su:
http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Diodorus_Siculus/3D*.html
[2] La fonte, citata da Diodoro, è Dionìsio, quasi sicuramente Scitobrachione, mitografo di Mitilene che visse ed insegnò ad Alessandria nel II secolo avanti Cristo.
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