Coraggio, il meglio è passato. [Ennio Flaiano].
Sabato 5 maggio 2012.
Il discorso di Fabio
Quando Massimo in una calda serata romana di fine estate mi ha detto "Mi sposerò con la persona che veramente amo e tu leggerai il discorso al mio matrimonio", ho sentito la nostra come una vera amicizia destinata a durare per sempre.
Questo accadeva nel 1983, cioè nel secolo scorso, ovvero quasi trenta anni fa!
Più o meno nello stesso periodo, grazie all’amica Victoria, abbiamo conosciuto Nieves una gentile e bella ragazza de Sevilla, che aveva scelto Roma per i suoi studi universitari.
Poi il tempo ha scritto la sua storia e, sempre in una calda serata di fine estate dello scorso anno, Massimo mi ha detto - Nieves presente - “ci sposiamo a maggio e tu leggerai il discorso..., breve per amor del cielo!”.
Questo mi ha confermato, ma era fuori di dubbio, che assai difficilmente Massimo cambia idea!
Così oggi ci ritroviamo tutti qui, Massimo, Nieves, con i loro parenti e tante altre amiche e amici a festeggiare insieme il loro matrimonio.
Il mio amico Massimo è uomo di scienza, crede e ha sempre creduto nei numeri, nelle equazioni, nella logica che conduce al ragionamento. Così come un grandissimo matematico, John Nash, quello del film “A beautiful Mind”, che prima della consegna del Nobel osò fare questa confessione a sua moglie, dicendole che “è soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica”.
Trovo sia un pensiero bellissimo e la storia racconta che Nash, quando l’ha detto, era anche nel pieno delle sue facoltà mentali, ormai guarito dalla grave malattia psichica contro cui aveva lottato per anni !
Il mio amico Massimo ama i classici greci e latini e certamente sa che fu proprio Socrate a suggerire ad un suo allievo: “In ogni caso, sposati. Se è una buona moglie, sarai felice. Se è una cattiva moglie, sarai un filosofo.”
Ecco, io credo che Massimo non sarà mai un filosofo! E credo anche che i nostri due amici sempre avranno una loro stella polare: ”Ubi tu Gaius ego Gaia”, “ Dove tu sei, lì io sarò”.
Certo, per dirla con Groucho Marx – altro talentuoso artista così caro al mio amico – “il matrimonio è un istituto meraviglioso, ma chi vorrebbe vivere in un istituto?
Ma questa è solo fine ironia, io che sono un romantico “per così dire illuminato” prendo a prestito parole di altri, l’eclettico (come il mio amico Massimo) Khalil Gibran, poeta, filosofo e pittore libanese di fine ‘800, per dire:
“Tra voi danzino i venti dei cieli, vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e siate allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
E siate uniti, ma non troppo vicini.
Le colonne del tempio si ergono distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro”.
Credo possa abbondantemente bastare!
Sono sicuro che per tutti noi, è una gioia assai grande poter essere qui presenti e vederli sposi in questa meravigliosa città; per quanto mi riguarda è anche un grandissimo onore aver potuto leggere queste righe, spero brevi tanto quanto auspicato dallo sposo, dietro le quali c’è tutta la felicità per quello che la vita ha voluto riservare finora a Massimo e Nieves e l’augurio di ogni bene per il futuro.
El discurso de Alicia
Massimo, te conozco desde mucho antes de lo que imaginas. La primera vez que te vi fuiste un destello en la mirada ilusionada de una amiga muy querida. Llevabas años agazapado en algún lugar de su pasado, eras un bonito recuerdo, un amor platónico de quien fue una adolescente soñadora que alguna vez te amó en secreto y que, tiempo después, hablaba de ti entre humos de cafés y confesiones de amigas. Entretanto, se había sucedido la vida con sus luces y sus sombras. Hasta que de repente, un día cualquiera, los frívolos dioses del Olimpo volcaron sus piezas sobre el tablero de juegos e hicieron honor a tu nombre de general romano colocándote, victorioso, bajo algún arco del triunfo del amor. Y fuiste laudeado y honrado porque esos dioses traviesos te concedieron una nueva ronda, esa segunda oportunidad con la que todo el mundo sueña.
Nieves, hay quienes dicen que todos los caminos conducen a Roma y es verdad porque el tuyo te ha llevado cada día a ese hueco en que le nombras, no ya entre suspiros o sueños románticos de amores imposibles, sino en un piso de 90 metros cuadrados en Roma, en sus calles ruidosas, en los caminos de baldosas amarillas de sus centros comerciales. Allí consumís la porción de tiempo asignada saboreándola plenamente, con todos los matices agridulces que ofrece una vida en común: quizás alguna apacible cena junto al Tíber, las escandalosas facturas de la luz, bajar la basura, una tarde de lluvia en el sofá, la marcha de un ser querido, un inolvidable cumpleaños más, las compras de última hora tras un día agotador… Querida Nieves, la utopía se te hizo realidad.
Quienes te conocemos y te queremos, nos reconfortamos del hueco que dejaste tras tu marcha con la idea de que la magia es aún posible en un mundo tan vano como este. Porque ese día decidiste dejarlo todo atrás por amor, por el novelesco. Sin interés, sin miedo… ¿Hay acto más valiente y generoso que ese? Pero también hoy, 8 años después, vienes aquí a confirmarnos que vas a seguir allí por el amor de después, el de diario, el que hay más allá de la caída del telón. Y eso sí que es amor… Porque a quienes sufrimos una intoxicación crónica de novela y cine, que no lleva más que a la frustración derivada de la distancia entre el deseo y la realidad, nos demostráis que no existe un final feliz que se congela y se eterniza con un fundido a negro en la pantalla de un cine, sino que el amor, el verdadero, empieza después de la palabra Fin y se escribe día a día.
Vuestra historia, entre pocas, hace del mundo un lugar menos inhóspito. Ojalá sigáis escribiéndola como hasta ahora. Ojalá nos sigáis ofreciendo muchas entregas más sin edulcorados finales felices, sino con un “continuará” seguido de muchos, muchos puntos suspensivos…
Un cálido abrazo, Massimo y Nieves
Il discorso dello sposo
Mai avrei immaginato
che mi avreste chiesto
di fare un discorso.
Mi trovo pertanto costretto, cari amici,
a improvvisare 621 parole sul tema.
Scapoli si nasce, ed io, modestamente, lo nacqui.
Certo, nello spogliatoio del dopolavoro,
nessuno avrebbe mai pensato che un giorno
sarei passato nella squadra degli ammogliati.
Conosco Nieves da trent’anni,
da quando Vittoria la convinse a venire a studiare a Roma,
secondo me perché Vittoria aveva già stabilito questo matrimonio,
prima ancora che ci conoscessimo.
Tuttavia, dopo sei anni di Roma, Nieves tornò in Spagna,
e riprese la sua vita sivigliana.
Ma nel 2000, avendo firmato un lavoro di Sofia,
andai ad una conferenza a Lisbona,
e ne approfittai per andarla a trovare.
Due anni dopo ci fidanzammo a distanza.
C’era di mezzo il mare, però pensai: ahi!
Sette anni fa Nieves lasciò Siviglia e venne a vivere con me.
Fu allora che pensai: ahi, ahi!
Invece, riuscimmo a trovare l’armonia fin dall’inizio,
dividendoci le responsabilità.
Per esempio, decidemmo che lei comandava sui piatti,
scegliendo come e quando lavarli,
mentre io presi la responsabilità del telecomando del televisore.
Certo, la mia larghezza di vedute ha aiutato molto:
per esempio non ho mai avuto difficoltà
ad assecondare la sua passione per le moto,
ho perfino comprato un’Harley Davidson,
quando ho capito che la desiderava tanto.
E pensare che Renato, il marito di Vittoria,
per spingermi al matrimonio mi diceva:
E sposati, che sono amiche, si fanno compagnia,
e noi ce ne andiamo in giro in moto.
Renato non era il solo a spingere.
Al lavoro, Paola amava ripetermi che le spagnole sono le donne
che hanno il giusto mix di tradizione e modernità.
Ma quando anche Pillon iniziò a cantare le lodi della vita coniugale,
cominciai a sospettare l’esistenza di una cospirazione.
Intanto, il mio rapporto con Nieves si rafforzava.
Infatti, nonostante il suo temperamento ribelle,
la mia elasticità mi permetteva di accettare le sue stranezze,
come quella di voler vedere i film fino alla fine,
o di uscire con l’ombrello quando piove.
Ma, nonostante questi sacrifici,
pensate, che per non disturbarla col mio russare,
le permetto perfino di mettersi i tappi nelle orecchie!
ormai mi sono tanto abituato a lei,
che mi viene difficile pensare di vivere senza Nieves.
Ma anche se oggi dico: ahi, ahi, ahi, non crediate
che non abbia scoperto il vostro complotto per farci sposare.
Ecco le prove:
Innanzi tutto i regali eccessivamente generosi che ci avete fatto:
Se non aveste provato un senso di colpa,
non avreste speso tanti soldi per metterlo a tacere.
E perché venire così numerosi al matrimonio,
se non per controllare che avvenisse davvero.
Perfino la famiglia di Nieves ha fatto la sua parte.
Di regola la suocera dovrebbe essere antipatica,
così come almeno uno dei fratelli.
Invece niente, sembrano usciti da un film di Frank Capra.
Per questo vi ho riunito in questo salone:
come sull’Orient Express, avevate tutti un motivo per farci sposare,
da chi voleva pronunciare il discorso del matrimonio,
a chi spera di comprare le mie moto in svendita,
e ognuno di voi ha dato il suo contributo.
Ma vi ho scoperto, e la mia profezia si rivolge a voi, celibi presenti:
non pensiate di farla franca: come diceva Marx:
l’uomo non controlla il proprio destino: è sua moglie che lo controlla.
Non Carlo Marx, quello più importante: Groucho.
P. S. Diceva Bernard Shaw: il matrimonio è un contratto che obbliga a dormire insieme un uomo che non riesce a dormire con la finestra chiusa e una donna che non riesce a dormire con la finestra aperta.
Noi, fino adesso, abbiamo risolto dormendo con la finestra aperta.
P. P. S. S. In realtà siccome gli ammogliati vincono sempre,
è che io volevo giocare con loro.
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