– Nonno, che cos'è questa figura? Sembrano le tre cime del Lavaredo!
– Sono gli alti e bassi della Qcell. Ti racconterò una storia per spiegarteli.
Tanto tempo fa, nel 2000, preoccupata per le emissioni di CO2, la Germania emanò una legge, l’Erneuerbare Energien Gesetz.
Per incentivare l’uso dell’energia solare, lo Stato avrebbe rimborsato le perdite di chi avesse prodotto elettricità col fotovoltaico. Lo avrebbe fatto, non sovvenzionando l'impianto, ma pagandogli per vent’anni i kWh prodotti, con un sovrapprezzo che compensasse il maggior costo di produzione.
I tedeschi erano molto sensibili all’ecologia, tant’è che, avendo intuito il problema, l’anno prima avevano fondato la Qcell, quella che sarebbe diventata la più importante industria tedesca di celle fotovoltaiche.
Tuttavia, nonostante gl’incentivi governativi ed il continuo aumento della CO2, i tedeschi non sembrarono preoccuparsi troppo e continuarono a consumare l’energia fossile.
Chi si preoccupava era invece la Qcell, che non riusciva a vendere abbastanza pannelli solari per andare in pareggio.
Basta! – disse allora il governo, – nell’aria c’è troppa CO2, bisogna aumentare gl’incentivi!
E nel 2004 aumentò le sovvenzioni, in modo che chi avesse istallato un impianto fotovoltaico ci avrebbe guadagnato.
Come per incanto i tedeschi scoprirono i vantaggi dell’energia solare, pur abitando ad una latitudine in cui l’insolazione è la metà di quella siciliana ed un terzo di quella tunisina.
I prezzi dei pannelli fotovoltaici che da anni stavano scendendo lentamente, ma stabilmente, cominciarono a salire e i produttori di moduli furono felici di aver finalmente trovato un compratore che non badava a spese.
La Qcell cominciò a produrre a più non posso, senza riuscire neanche a star dietro alle richieste. Nel 2005 si quotò in borsa e fu un trionfo: in pochi mesi le sue azioni raggiunsero il valore di quasi cento euro.
Nel 2007, grazie all'entusiasmo di un geniale ministro dell'ambiente, il cui cognome ne evocava le competenze professionali, anche l’Italia approvò un piano di sovvenzioni per lanciare il fotovoltaico nel paese.
In Germania la festa raggiunse il culmine nel 2008, quando si arrivò alla cifra di 16 miliardi annui di sovvenzioni ai produttori di energia solare. A quel punto il governo smise di dare nuovi incentivi.
I nuovi impianti diminuirono drasticamente e le vendite di pannelli solari crollarono. Per la Qcell fu un brutto colpo. Anche perché nel frattempo in Oriente, entusiasmate dalla signorilità dei compratori europei, erano nate numerose fabbriche di pannelli solari. E parecchi tedeschi, per risparmiare, stavano assemblando i loro impianti coi pannelli cinesi.
Il declino della Qcell fu rapido e inesorabile. La Germania non poteva imporre di usare materiale nazionale per non infrangere le regole sugli aiuti di Stato e presto nessuno comprò più i cari pannelli tedeschi.
Nemmeno gl’italiani, che però non vennero mai accusati di aver escogitato il loro piano solare per aiutare l’industria nazionale. Infatti, anche se il geniale ministro non lo sapeva, l'industria solare italiana non esisteva.
La Qcell continuò la sua parabola discendente, il valore delle sue azioni si ridusse a pochi centesimi e la società giunse sull’orlo del fallimento.
Alla fine la Qcell venne messa in amministrazione controllata e nel 2012 venne acquistata da un’azienda coreana.
Oggi, per merito dei loro piani energetici, tedeschi e italiani si trovano a dover pagare per vent'anni rispettivamente 16 e 9 miliardi l’anno. Tutti nelle bollette della luce.
Eppure questa storia ha un lieto fine: grazie all’enorme capacità produttiva sviluppata nel periodo delle vacche grasse, negli ultimi anni il prezzo dei pannelli sta scendendo più velocemente di quanto non abbia fatto nell’ultimo mezzo secolo.
Questo vuol dire che il prezzo del kWh fotovoltaico diventerà competitivo con quello fossile in pochi anni e da quel momento abbattere la CO2 diverrà una cosa realistica.
Sarà un vantaggio planetario e il mondo ne godrà i frutti gratuitamente, tranne i Tedeschi e gl'Italiani, che pagheranno il conto per tutti.
– Nonno, in Italia siamo 60 milioni, vuoi dire che per pagare 9 miliardi all'anno dobbiamo cacciare 150 euro a testa per tutti questi anni?
– Certo, caro. Il guaio è che il geniale ministro ha voluto salvare il mondo dalla CO2 nel 2007. Se lo avessimo salvato nel 2014, ci sarebbe costato solo tre miliardi.
– Nonno, ma se i vantaggi ce li hanno tutti, perché il conto lo dobbiamo pagare solo noi? Almeno in Germania quelli della Qcell per un po' ci hanno guadagnato!
– Perché il genio italiano ce lo invidiano tutti, ma non se lo piglia mai nessuno.
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