Se una macchina fa 15 km al litro, tutti sappiamo che per fare 300 km dobbiamo metterci 20 litri di benzina.
Anche l’efficienza di un pannello solare è un numero fisso [2], proprio come quella della macchina, ma col solare c'è una differenza. La luce non è come la benzina: di notte non ci sono distributori aperti.
L’energia che un pannello produce dipende dalla luce che lo colpisce, ma il sole sorge e tramonta, le nuvole e il sereno si alternano, le giornate si allungano e si accorciano: la luce non è mai la stessa e così l’energia prodotta.
Tuttavia, sommando tutta la luce che arriva sul pannello durante l’anno si scopre una cosa interessante: il totale non varia molto da un anno all’altro, al massimo di qualche percento.
Cioè: anche se quando passa una nuvola la luce si riduce di dieci volte (e col cielo tutto coperto anche di cento), in un anno le variazioni si compensano e in un dato posto l’insolazione è circa sempre la stessa.
L’insolazione è quindi una caratteristica geografica locale. Non è una scoperta di ieri: è stata misurata da decenni. E quanta sia l’insolazione di ogni parte del mondo lo si sa benissimo.
Le mappe qui riportate danno l’insolazione annua orizzontale al metro quadrato. Dicono, per esempio, che una terrazza di cento metri quadri a Roma raccoglie ogni anno circa 160 mila kWh.
Quanto sono 160 mila kWh? Diviso 12 fanno 13300 kWh al mese, diviso 30 fanno 450 kWh al giorno, e diviso 24 fanno 19 kW all’ora [4], che a Roma sarebbero in teoria più che sufficienti a scaldare un appartamento di cento metri quadri.
Convertiti in elettricità con un’efficienza del 13 % potrebbero fornire 2.5 kW ogni ora, più che sufficiente per la luce di un appartamento di cento metri quadri.
Tutto questo in media. Perché di notte, non danno né luce, né calore. Col cielo coperto danno almeno dieci volte di meno e le perturbazioni durano talvolta diversi giorni. A Natale, quando serve di più, anzichè fornire 450 kWh al giorno, ne danno solo 180.
Naturalmente questo vale solo per l’attico di cui la terrazza fa parte. Gli appartamenti ai piani inferiori hanno soltanto le superfici verticali da sfruttare e possono raccogliere molto di meno.
Tutto questo in teoria. In pratica bisogna sapere, caso per caso, quali siano i reali fabbisogni elettrici e termici e quindi calcolare quanto si possa effettivamente raccogliere e convertire in luce e calore.
Anche se, per farsi un idea delle potenzialità solari di un attico (o del tetto di una villa), i valori ottenuti così grossolanamente non sono sbagliati.
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