Fino agli anni cinquanta i dischi erano fatti di gommalacca, una resina organica naturale, prodotta in oriente da una specie di insetti, anche se, il vinile esisteva fin dagli anni trenta. Rispetto alla gommalacca il vinile si rigava di meno, invecchiava con meno crepitìo, permetteva solchi più sottili, era più elastico e meno fragile. Costava però molto di più e quindi era riservato alle copie per le radio, che venivano inviate per posta e passate molte volte.
Durante la guerra, sia per difficoltà di approvvigionamento, sia diminuire la fragilità dei dischi da spedire alle truppe al fronte, l’uso del vinile aumentò fortemente. Vennero sviluppati modi più economici per produrlo e alla fine degli anni quaranta il suo costo divenne competitivo con quello della gommalacca.
Nel 1948 la Columbia lo adottò come standard e introdusse il primo LP “microsolco” a 33 giri da 12 pollici (il microsolco era tre volte più stretto di quello dei 78 giri). Con lo spirito di collaborazione caratteristico dell’industria musicale, la Columbia non permise alle altre case di utilizzare il nuovo formato, tentando di monopolizzare il mercato.
L’anno dopo la RCA introdusse il 45 giri da 7 pollici, come alternativa al 33 della Columbia, e per evitare che venisse suonato dai giradischi esistenti, lo dotò di un foro centrale più grande. Ovviamente i consumatori rimasero confusi e per un po’ di anni continuarono a comprare i vecchi 78 giri.
Ma poco a poco, le cose presero una piega definita: il 45 giri venne destinato ai singoli e il 33 agli album. Come è ovvio, l'interesse della gente è sempre stato di comprare le canzoni di successo. Per vendere più dischi, poiché il costo del supporto non era trascurabile, spesso i 78 giri contenevano sulle facciate due successi di cantanti diversi. All’avvento del vinile, man mano che il costo dei supporti diminuiva, si affermò l’uso di mettere sul lato B del 45 giri una canzone irrilevante. In questo modo il profitto per singolo successo aumentava.
Una cosa analoga avvenne al 33 giri che, usato inizialmente per pubblicare raccolte di successi anche eterogenei, presto si specializzò, limitandosi ad antologie dello stesso cantante.
Durante gli anni cinquanta il 45 giri rimase il principale veicolo di lancio della musica popolare, mentre l’album a 33 giri, che aveva un prezzo cinque volte superiore, pubblicava essenzialmente raccolte di singoli già famosi.
Ma negli anni 60, con la scusa della stereofonia, l’industria accentuò l’interesse sui 33 giri, che da “raccolte di successi già pubblicati” divennero anche il supporto di pubblicazione delle opere nuove. Questa tendenza si rafforzò negli anni '70, quando la lunghezza delle canzoni tese ad allungarsi oltre il limite di capienza del 45 giri (circa 4 minuti).
Perché tutto questo? Semplice, mentre con un successo e una boiata si faceva un 45 giri da vendere a 700 lire, con due successi e dieci boiate si faceva un LP da vendere a 3500 lire. Cioè, pubblicato su LP, un singolo successo rendeva due volte e mezzo di più. Comunque, in questo sito non vengono menzionati LP che contengano meno di tre canzoni valide.
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