La benzina ed il gasolio sono due forme di energia utilizzabile che conosciamo benissimo e che odiamo con tutto il cuore.
Primo, perché pensiamo siano la causa principale del riscaldamento terrestre, secondo, perché, con quello che costano, non riusciamo a bruciarne quanto vorremmo veramente.
Sul prezzo c’è poco da fare, ma riguardo al primo punto, in che misura sono responsabili del riscaldamento del pianeta?
In effetti, se il grande termosifone del pianeta è l'elettricità, trasporti e industria non scherzano, pur contando ognuno solo la metà.
Per tanti questa è una delusione: i trasporti producono soltanto il 22% delle emissioni globali. E, una volta tolti treni, aerei e navi (aviation e marine bunkers indicano i contributi dei trasporti internazionali, aerei e marittimi), alla fine i trasporti stradali sono responsabili soltanto del 16% della CO2 emessa ogni anno, da dividere a metà tra auto e camion.
Non è, comunque, tanto poco. Facciamo un’ipotesi ardita e irrealizzabile: sostituire in dieci anni tutte le auto con vetture elettriche (naturalmente dopo essere riusciti a produrre l’elettricità con le sole fonti rinnovabili, se no è inutile). Bene: dopo dieci anni avremo eliminato l’8% della CO2 prodotta annualmente.
Il fatto è che da quando è entrato in vigore il protocollo di Kioto (2005), la CO2 emessa è aumentata ogni anno del 2.7% . Di questo passo, sostituire tutto il parco macchine in dieci anni porterebbe non ad una diminuzione della CO2 globale, ma soltanto ad un minore aumento: del 19% anziché del 27%. Cioè la di CO2 continuerebbe ad aumentare lo stesso, ma ad una velocità più bassa.
Bisogna vedere se far cambiare in dieci anni tutte le catene di montaggio dell'industria automobilistica ed i sistemi di produzione e distribuzione dell’energia elettrica sia in cima alle priorità dei governanti mondiali. Il fervore dimostrato fin dal protocollo di Kioto non lascia dubbi sul fatto che, pur di far aumentare un po’ di meno le emissioni di CO2, i governi faranno tutte le conferenze stampa necessarie.
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