Patrasso - Delfi, 110 km.12
Innanzi tutto passeremo dalla fonte Castalia, dove, prima di entrare nella zona sacra, i pellegrini si purificavano. Oggi lavarsi davanti a tutti è imbarazzante, ma mi è venuta un’idea e riempio una bottiglia di minerale con l’acqua della fonte. In albergo mi faccio la doccia e lo shampoo, ma l’ultima sciacquata la do con l’acqua benedetta, soprattutto sulla testa. Hai visto mai.
Purificati, andiamo a visitare il santuario di Apollo. Entriamo nel recinto e cominciamo a salire per la via sacra tra gli ex-voto e i tesori13. Per la Pizia14 abbiamo portato i Baci Perugina; per Apollo, diciamo la verità, non sapevamo cosa portare. L’offerta tradizionale sarebbe bruciare l’incenso, ma il fumo è ormai vietato dovunque, l’eau de toilette del duty free dovrebbe andar bene: versandola sull’altare, il profumo sale anche lui verso l’alto. Apollo dovrebbe apprezzare la novità. Sacrifici no, bastano quelli imposti dal governo.
Sarà la bassa stagione, ma il luogo è quasi deserto. Percorriamo tutta la via sacra. Al quadrivio dei tripodi Virgilia finalmente mi indica una donna dicendo:
- Chiediamo a quella Pizia dov’è l’altare.
Mi faccio avanti e domando:
- Schiusmi, Pizia, du iù meik oracols?
- Yes, I do.
Virgilia mi tira per la manica, ma io vado dietro alla Pizia, che ci ha fatto cenno di seguirla. Saprò solo a Bari, al ritorno, che avevo sentito male: Virgilia aveva detto tizia, non Pizia. Ma il destino aveva voluto diversamente.
La Pizia, peraltro molto carina (per questo, Virgilia, malevolmente, sostiene che io abbia ignorato apposta il trattenimento per la giacca), ci porta nel perimetro del tempio di Apollo. Nel pronao erano incise le sentenze dei sette savi (conosci te stesso, nessun eccesso, ogni lasciata è perduta, etc.)15; lo superiamo, eccoci nella cella, sull’altare di Apollo verso cerimoniosamente Chanel pour Dieu. Lasciamo la cella ed entriamo nell’adyton, dove si svolge l’oracolo, e offriamo i baci Perugina alla Pizia. Lei li accetta con un sorriso e ci chiede che cosa vogliamo sapere.
Nel porre le domande alla Pizia è lecito usare un po’ d’accortezza (alcuni la chiamano furbizia levantina). Un giorno Senofonte ricevette una lettera dell’amico Prosseno con l’invito di raggiungerlo a Sardi, alla corte di Ciro. Chiese consiglio a Socrate ed il maestro gli disse di consultare l’oracolo di Delfi. A Delfi però, Senofonte non chiese se andare o meno, ma quale sarebbe stato il modo migliore per fare il viaggio. Quando Socrate lo seppe, rimproverò Senofonte per la scorrettezza, ma gli disse di andare lo stesso. E a Sardi Senofonte si trovò bene.16
Per questo, approfittando della momentanea distrazione di Virgilia, che sta guardando le foto dell’auriga di bronzo,17 ho chiesto sottovoce alla Pizia con quale mezzo mi sarei fatto la donna più bella della Grecia. Non riferirò la risposta sibillina che, come al solito, si presta a interpretazioni opposte.
Visto che Virgilia non guarda più l'auriga, domando ad alta voce quale sia un buon ristorante nei dintorni. Questa volta la Pizia è più precisa: - Al ristorante Symposium18 si cucinano i migliori suvlaki19 del circondario, ma è bene che il barbaro abbia una carta di credito senza limiti di spesa. - Seppure turbati dalla seconda parte della predizione, decidiamo lo stesso di mangiare al Symposium.
È l’imbrunire, chiedo alla sacerdotessa se voglia venire a cena con noi; noto un inarcamento in una delle sopracciglia di Virgilia. La Pizia tace e acconsente, andiamo dunque a gustare questi manicaretti.
Mentre camminiamo Virgilia mi si accosta e, cercando di non farsi sentire dalla Pizia, mi dice: - Intanto la sacerdotessa doveva avere più di cinquant’anni, poi doveva stare seduta sul tripode sacro e inalare i vapori che uscivano dalla voragine,20 quindi cadere in trance e infine, pronunziare parole incomprensibili, che il sacerdote avrebbe dovuto interpretare e tradurre in versi, per darti la risposta. Questa Pizia è troppo irrituale: o è una dilettante o è fasulla. - Ora sì che la predizione sulla carta di credito mi preoccupa veramente.
Al Symposium non si mangia male: per cominciare ci facciamo portare lo tzaziki21 e naturalmente la choriatiki salata22.
- Senti, Pizia, ti do del tu solo perché sei giovane, mica per mancanza di rispetto, noi siamo sulle tracce di uno scettico di Samo, vissuto in Sicilia attorno al V secolo a.C., che potrebbe essere passato di qua. Tu che hai poteri divinatori, ne sai qualcosa?
La retsina23 sarebbe stato meglio evitarla.
- Queste domande me le dovresti fare quando sono ispirata dai vapori, non a tavola. Tra l’altro, io faccio la Pizia da poco, mi sono laureata solo l’anno scorso. Non avete idea di quanto sia difficile trovare un lavoro di questi tempi.
Virgilia fa la faccia di chi pensa: - Che t’avevo detto!
La Pizia continua: - Comunque, dovresti darmi qualche dettaglio in più.
Brevemente le racconto la storia, e concludo: - I frammenti e le iscrizioni ritrovati si riferiscono sempre a un certo Quello.
- Ma chi, Quello lì?
- Quello lì chi?
- Forse sei fortunato. Anche se sono a Delfi da poco, so che al museo ci sono parecchie tavolette con la stessa iscrizione, tutte indirizzate a Quello lì.
Ordino la moussaka24, di questo passo non dimagrirò mai,
- Cosa c’è scritto su queste tavolette?
- La scritta è enigmatica: φορτε α μια, (forte a mia).
Un lampo percorre la mia mente: la tavoletta di Selinunte: suca; forte a mia: la risposta di Delfi, il nesso è evidente.
Ma chi erano Quello lì e il suo antagonista? Alla fine prendiamo anche i kataifi25 e non spendiamo neanche tanto.
- Che altro sai di queste tavolette?
- Gli archeologi fanno risalire le tavolette allo stesso periodo; la tradizione vuole che siano la trascrizione di una scritta di fuoco apparsa una notte in cielo.
Una scritta in cielo... le cose si complicano!
Nel mentre, andiamo in albergo. - Ma che fai stasera, dopo cena? - dico, cercando di non farmi sentire da Virgilia. - Italiani, sempre prova, eh?26 - risponde col volto ispirato. Mi becco una sguardata da Virgilia, da tramortire un ariete.
L’indomani mattina mi guardo la testa allo specchio, dovesse essere ricresciuto qualcosa. No niente. Aspetta, fammi vedere meglio... sì, c’è più forfora.
Passiamo dal santuario di Marmarià, dedicato ad Athena. Nei pressi della tholos27 è stato trovato il maggior numero di tavolette. Mi guardo attorno cercando di concentrarmi sull’enigma e per vedere se, alle volte, ci fosse ancora la bella Pizia. Ma non riesco a spiegarmelo: una scritta in cielo, di notte! Bah, tanto vale riprendere il viaggio.
- Eh, qui neanche una Pizia! - fa Virgilia con malizia.
[12] Patrasso, 7 km, Rio, traghetto, Antirio, 10 km, Nafpaktos, 65 km, Galaxidi, 17 km, Itea, 12 km, Delfi.
Oggi tra Rio e Antirio c'è il ponte, che fa perdere meno tempo.
L'antico nome di Nafpaktos, Lepanto, ricorderà a molti che qui c’è stata battaglia. Infatti, qui i Veneziani (in realtà la Lega Santa) sconfissero i Turchi nel 1571. Incredibile quanto sia piccolo il porto.
Galaxidi non è male. Da Kira, l’antico porto di Delfi, dopo una dozzina di km di curve scivolose, si arriva a Delfi. Il paese moderno è una strada con alberghi, ristoranti e negozi di chincaglieria, tutti in fila.
[13] Tempietti eretti dagli abitanti di una città per ringraziare Dio di avergli lasciato massacrare gli abitanti di un’altra.
[14] Sacerdotessa di Apollo a Delfi. Sedeva su un tripode coperto dalla pelle del drago Pitone, figlio di Gea e precedente custode dell’oracolo, ucciso da Apollo per impadronirsi dell’oracolo stesso.
[15] L’elenco dei magnifici sette e delle loro massime sarebbe questo (secondo Diogene Laerzio):
Talete: Conosci te stesso, I, 40.
Solone: Nessun eccesso, I, 63.
Pittaco: Cogli l’occasione, I, 79.
Periandro: Lo zelo è tutto, I, 99.
Cleobulo: Ottima è la misura, I, 93.
Chilone: Nessun eccesso, I, 41, (tale e quale quello di Solone) o, secondo un'altra versione: Parlando non agitare la mano, I, 70.
Biante: I più sono malvagi, I, 88.
Secondo Platone, però, Periandro andrebbe sostituito da Misone. Considerando che Periandro fu tiranno di Corinto e che non fu propriamente un esempio di virtù, la sostituzione sembrerebbe sensata. Per contro, il detto di Misone sarebbe l’unico filosoficamente interessante, in un elenco che sembra provenire dal calendario di frate indovino:
Deriva le parole dai fatti, non i fatti dalle parole. Diog. L. I, 108..
[16] Diog. L. II, 49.
[17] Conservato al museo di Delfi.
[18] A Delfi, tel. 0265 82704 (vent'anni fa).
[19] Carne alla griglia.
[20] L’entusiasmo non veniva precisamente inalato attraverso le narici, perché Il Dio, sotto forma di vapore, seguiva una via più tradizionale per possedere la sacerdotessa, appositamente seduta sul tripode sacro. Infatti, per evitare conseguenze indesiderate, le sacerdotesse, in epoca classica, dovevano aver già raggiunto la menopausa. Pare, invece, che in origine le Pizie fossero scelte tra le figlie vergini dei maggiorenti locali.
[21] Yogurt con cetriolo e aglio.
[22] La tipica insalata greca, con le olive, la cipolla rossa, la feta e l’origano.
[23] Vino con aggiunta di resina, diffuso in tutta la Grecia. Bevuto anche in piccole quantità, grazie alla massiccia presenza di due alcaloidi, la χεφαλεινα (cefaleina) e l’εμιχρανεινα (emicraneina), provoca un mal di testa che non ha eguali in tutti i Balcani.
[24] Melanzane con la besciamella al forno.
[25] Involtini di fili di pasta, farciti con miele e noci.
[26] La costruzione della frase tradisce l’origine slava della ragazza (cfr.: Rigore è, quando arbitro dà; Boskov).
[27] Tempio a base circolare.
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