Olimpia


Kilini - Olimpia, 60 km.58

Giunti ad Olimpia, lascio Virgilia al Bar dello Sport e mi dirigo da solo verso l’area archeologica per visitare il centro del culto di Zeus. Virgilia ha fatto un po' di storie, ma il fatto è che alle donne era vietato assistere ai giochi olimpici, pena la morte. Non mi è chiaro se potessero visitare il santuario, ma, ad ogni modo, metti che qualcuno stia giocando.

Pare che questo divieto fosse stato posto affinché le donne, osservando gli atleti nudi impegnati nei giochi, non facessero paragoni con i propri mariti (infatti ad alcune manifestazioni erano ammesse le vergini, ma non le donne sposate). Comunque, per tagliare la testa al toro non l’ho portata, perché, se capita, una corsetta vorrei farla: e che, mi trovo alle Olimpiadi e non faccio la gara?

Al centro del complesso ci sono i resti del tempio di Zeus olimpico del V secolo a.C., la cui cella conteneva la statua crisoelefantina di Fidia, una delle sette meraviglie del mondo. Anche su questo tempio, sul frontone occidentale, era raffigurata la leggendaria lotta tra i Centauri e i Lapiti,59 attribuita invece da Plinio l'Adulto al mitico Αρλεο60 δα Vιδσονε,61 e visibile oggi al museo.

Gli artisti greci elaborarono una concezione del bello inteso come perfezione delle forme e armonia delle proporzioni. Ad Arleo da Vidsone, dobbiamo una delle canonizzazioni più apprezzate dell’arte classica, riportata interamente da Plinio:

Quattro sono gli elementi che compongono il mondo, quattro siano i componenti fondamentali della motocicletta: il motore, le ruote, il serbatoio ed il fanale; accessori siano chiamati tutti gli altri; nessun uomo ne modificherà mai la forma o le proporzioni senza che la bellezza della motocicletta ne venga diminuita.

Siano i cilindri del motore due, eretti, ben piantati nella vasta base, solidi come colonne ed alettati per favorire il fluire della brezza rinfrescatrice, di ferro lucido che al sole sfavilli e incuta timore al nemico.

Le ruote siano di uguali e generose dimensioni: in altezza giungano alla linea di separazione tra il motore ed il serbatoio e siano collegate al perno da numerosi e sottili raggi.

Il serbatoio sia grande e ben distaccato dagli altri componenti, e soprattutto abbia forma di goccia, affinché il contenente rispetti la naturale forma del contenuto.

Il fanale, infine, sia anch’esso di grandi proporzioni, rotondo nella sua sezione frontale, ma schiacciato nello sviluppo longitudinale, simile a una D maiuscola.

Negli accessori, tuttavia, sarà permesso all’artista di dare corso al suo estro, ricordando comunque di porre sempre la sella più in basso del serbatoio.”


Le parole di Arleo da Vidsone, eternamente valide, dovrebbero essere tenute in conto da quei costruttori che si lamentano di non riuscire a vendere le loro moto. Peccato che in questo viaggio non avremo modo di visitare la penisola del Pelion in Tessaglia, la terra dei progenitori dei motociclisti.

La vista dello stadio mi riempie di commozione, ripenso con nostalgia a quando andavo a quattro e trenta al chilometro, diciamo la verità, quattro e trentacinque, quattro e trenta non ci sono mai riuscito. Lo so, tanti penseranno: e che ci vuole, ma per me era il massimo che potevo fare. Oggi peso almeno sette chili di troppo, ho difficoltà a scendere sotto i cinque, e i legamenti del ginocchio destro si sono allentati, ma non importa, correrò.

Sono arrivato sesto. Ha vinto un centauro tedesco in tuta di pelle nera, che non si è neanche tolto il casco. Certo, nella corsa, la pelle nera aiuta.

A proposito di Olimpiadi, Plinio racconta che alle prime edizioni62 partecipavano anche due delegazioni di uomini provenienti dall’Africa orientale e da quella occidentale. Ma avvenne che, edizione dopo edizione, gli Etiopi63 vincessero tutte le gare di corsa lunga e di resistenza, mentre i Nasomoni, le gare di velocità, di pugilato e di lotta. Ai Greci rimaneva il lancio del giavellotto, ma forse perché a questa gara gli Africani non partecipavano e i Finlandesi non esistevano.

Il giorno della premiazione, grande era l’euforia tra i vincitori, che dileggiavano gli sconfitti:

“Noi lunghe gambe elastiche, voi corte e flosce, o uomini scoloriti!”, sghignazzavano gli Etiopi, indicando le piccole gambe dei Greci;

“Noi grosse gambe e dure,
voi magre e mosce pure,
la fiacca vi ha assalito,
e il freddo raggrinzito”
,
cantavano in coro i Nasomoni ai poveri mediterranei.

I Greci masticavano amaro, ma dovevano abbozzare, finché un giorno ΔεΧυβερτονε64 da Rodi ebbe la trovata giusta e, arringando gli Elleni, disse: “Siccome l’importante non è vincere, ma partecipare; d’ora in poi lasceremo partecipare lo stesso i neri, una razza palesemente inferiore, ma le medaglie saranno riservate a chi organizza i giochi”.

“Da quando, tanto tempo fa, vi abbiamo cacciato a calci dall’Eden (così chiamavano la loro terra, N.d.T.), o uomini dalla piccola (sette lettere, testo illeggibile, N.d.T.), vi inventate i sofismi più strampalati per giustificare la vostra inferiorità.” Risposero ridendo gli Africani che, da quel momento in poi, snobbarono la competizione.

Plinio, dunque, sembra credere ad una sorta di Out Of Africa ante litteram in cui, come gli animali per il controllo del territorio, i popoli forti abbiano cacciato via i deboli dalle terre più ospitali.

Il capitolo successivo, proprio del naturalista, riguarda invece le forme di vita floreale dei paesi visitati, e la considerazione che le donne siano in grado di distinguere i colori e gli odori molto più degli uomini. L’Adulto attribuisce questa capacità all’attività di raccoglitrici di frutta e radici, tipica delle donne nelle società primitive, che ne avrebbe sviluppato la sensibilità. Intitola, infatti, questo capitolo sulla flora: Mulieres totae botanicae sunt, (Le donne sono tutte botaniche).

- Non tu essere triste per sconfitta, solo bisogno di più allenamento! - mi fa il tedesco mentre lasciamo le rovine e camminiamo verso il parcheggio delle moto. Forse mi ha preso in simpatia. Non è che ci sia rimasto male, certo, sesto su otto.

Raggiungiamo le moto, il tedesco continua: - Tu battuto con onore, prende questo - e mi mette in testa una sorta di elmo nibelungo con due cornazze. Ma quanti caschi si è portato? - Non è il caso - dico togliendolo. C’è anche un caldo! Tant’è che si toglie il casco pure lui, dopo esserselo tenuto per tutta la visita al santuario.

Una cascata di capelli biondi, ma è una donna, ecco cos’erano gli altri due caschi che credevo tenesse dentro il giubbotto.
- È caso! - e mi rimette in testa l’elmo con le cornazze.

Sorpreso e confuso, le dico: - Torniamo al villaggio, ti va un caffè?
- Sì, grazia, io Sigfrida, come tu chiamato?
- Brunildo, ma al paese mi chiamano compare Bruniddu. - improvviso io, per mantenere l'incognito.

Arriviamo al Bar dello Sport, chissà che faccia farà Virgilia ora che mi vede arrivare con questa bonazza. Ma Virgilia non c’è. La cassiera mi dice che è andata via, ha lasciato un biglietto. Come, andata via? E con chi?

- Tu cerca giovane ragazza italiana, giubox di pelle? -
E Sigfrida che ne sa? Glielo chiedo.
- Io passata questo bar, prima di stadio; ragazza nervosa. Armando con Porsche cabrio offre passaggio, ragazza sale su macchina e dice: “A diavolo lumacone pelato”.

Armando, quando ho già sentito questo nome? Apro il biglietto: dice che in moto, col casco, non riesce ad apprezzare i colori e gli odori della natura. Visto che il percorso lo sa, ci rivedremo più avanti, lei fa un tratto con la macchina scoperta.

Benedetta ragazza! Quel fiore di purezza, perché così le conservano i genitori in Sicilia, non si rende conto dei pericoli che corre: in macchina, sola con uno sconosciuto. E tutto per il profumo dei fiori, ha ragione Plinio, le donne sono tutte botaniche.

Sigfrida intanto mi guarda e sorride, ma davvero queste cornazze mi stanno bene in testa?

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[58] Da Kilini a 6 km Neohori, poi altri 6 per Vartholomia, ancora 6 per Gastouni. Qui c’è il raccordo per la nazionale 9 da percorrere per 25 km verso Pirgos. Prima di entrare in città c’è la deviazione lunga 18 km per Olimpia.

[59] Pausania, V, 10, 2.

[60] Arleo.

[61] Vidsone, antico nome di Milwaukee.

[62] Le Olimpiadi furono istituite nel 776 a.C. e durarono fino al 394 d.C. quando Teodosio I le vietò. Nel 426 Teodosio II, per metterci una pietra sopra, ordinò l’incendio del tempio di Zeus, dando un luminoso esempio di tolleranza cristiana. Le gare di Olimpia erano 10: stadio (corsa semplice), corsa doppia, corsa lunga, oplitodromo (corsa in armi), lotta, pugilato, pancrazio (lotta e pugilato), pentathlon, corsa a cavallo e corsa delle quadrighe.

[63] Sulla velocità degli Etiopi cfr. Erodoto: IV, 183.

[64] DeCubertone.

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Pubblicato il 25 novembre 2011; modificato il 12 luglio 2013.

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