Il Rock ’n’ Roll è nato a metà del Novecento. Il 3 febbraio 1950, a Memphis, nel Tennessee, Sam Phillips aprì lo studio di registrazione che in seguito sarebbe divenuto la casa discografica più famosa del Rock ’n’ Roll: la Sun Records. Con quell’etichetta, avrebbe lanciato talenti del calibro di Johnny Cash, Elvis Presley, Roy Orbison, Carl Perkins e Jerry Lee Lewis.
Di Phillips è rimasta famosa una frase di quei tempi: Se trovo un bianco che canta come un nero, faccio un milione di dollari. Si era infatti accorto che i teenagers bianchi andavano pazzi per il Rhythm and Blues, ma non ne compravano i dischi, perché eseguiti da cantanti neri.
Era già successo col Jazz e lo Swing: la musica nera piaceva ai bianchi, ma non riusciva a raggiungere un adeguato successo commerciale. Non che ai neri fosse precluso arrivare in vetta alle classifiche (Nat King Cole docet), ma ciò succedeva solo se interpretavano zuccherose e castigate melodie. Se suonavano la loro musica o, peggio ancora, si esprimevano alla loro maniera, non c’era verso: il razzismo frenava le vendite.
Il problema di vendere i dischi di Rhythm and Blues ai bianchi era noto anche a Leo Mintz, il proprietario di un negozio di Cleveland. Per pubblicizzare i dischi di R&B, Mintz sponsorizzava una radio locale raccomandando sempre ad Alan Freed, il disk jockey del programma, di promuovere il genere musicale senza evidenziarne l’origine nera.
Un giorno Freed ebbe la trovata geniale: per emancipare il genere e superare la diffidenza dei bianchi, avrebbe coniato per esso un nuovo nome. Con ironia non troppo velata, Freed scelse due parole che nello slang dei neri venivano usate quale metafora del rapporto sessuale: Rock and Roll (rock: far oscillare, scuotere; roll: rotolo, cilindro; cfr. My man rocks me (with one steady roll), cantata da Trixie Smith nel 1922).
Il nuovo nome ebbe successo e riuscì a ingannare il pubblico, ora non restava che trovare degli interpreti bianchi per fare i soldi veri. Nel frattempo però bisognava continuare coi neri, perché quelli c’erano.
Quale fu il primo disco di Rock ’n’ Roll? Quando lo chiesero a Sam Phillips, lui rispose: Rocket 88, ovviamente prodotto dalla Sun Records.
Jackie Brenston and his Delta Cats – Rocket 88 (1951)
Ubi major, minor cessat. In realtà, stabilire quale sia stato il primo disco di rock è impossibile, anche perché la definizione di musica rock è alquanto vaga. Secondo l’enciclopedia britannica è una forma di musica popolare caratterizzata dal battere molto accentuato (strong beat). Una definizione insoddisfacente, che include tanta musica che rock non è, pur escludendone altra che lo è certamente.
Il Rock ’n’ Roll nacque come musica da ballo. Come ritmo, il suo tempo era sostanzialmente quello da otto del Boogie Woogie, però con un rinforzo sul 4°, che lo rendeva indistinguibile dall’8°, di fatto dimezzandone il periodo. Canzoni ballabili con questo ritmo erano state frequenti già prima di Rocket 88. Per esempio Guitar Boogie del ’48, catalogato come Country and Western, sfoggia un riff che è la quintessenza del Rock 'n' Roll. Così come Good Rockin' Tonight del '47, ancor più nella versione di Wynonie Harris.
Arthur Smith – Guitar Boogie (1948)
Roy Brown – Good Rockin' Tonight (1947)
Big Joe Turner – Roll'em Pete (1938)
Ma, poiché l'autorevolezza di Sam Phillips è fuori discussione, bisognerà accettare che il primo disco sia stato Rocket 88. Jackie Brenston era il cantante e sax tenore della band “Ike Turner and his Kings of Rhythm”, ma Phillips, intuendo che il riferimento per il pubblico fosse il cantante, modificò il nome del gruppo musicale, quando pubblicò il disco. Turner (il futuro marito di Tina), capo della band e autore della canzone, ci rimase male, ma dovette abbozzare.
Rocket 88 non è un pezzo memorabile: è vero che raggiunse la vetta della classifica R&B, ma la sua fama è, più che altro, dovuta alla citazione di Phillips. Però un merito ce l'ha: anche se in seguito verranno scritti interi libri per illustrare i molteplici aspetti della filosofia rock, la canzone ne condensa il concetto basilare: Se vuoi rimorchiare, fatti una bella macchina. Per la cronaca, nel ’51, la Rocket 88 era la Oldsmobile più veloce in commercio.
Si noti la delicatezza dei versi finali della canzone [1]:
Andiamo dietro l'angolo a divertirci
col il mio razzo in una lunga e bollente cavalcata.
Ora che hai provato il mio razzo 88,
io passo di qui ogni sera alle otto.
Lo sai che è grande, non fare tardi.
A tutte piace il mio razzo 88.
Le ragazze lo cavalcano con stile,
dimenandosi tutte quante.
[1] Queste sono le parole di Rocket 88:
You may have heard of jalopies,
You heard the noise they make,
Let me introduce you to my Rocket '88.
Yes it's great, just won't wait,
Everybody likes my Rocket '88.
Gals will ride in style, Movin' all along.
V-8 motor and this modern design,
My convertible top and the gals don't mind
Sportin' with me, ridin' all around town for joy.
Step in my Rocket and-a don't be late,
We're pullin' out about a half-past-eight.
Goin' on the corner and-a havin' some fun,
Takin' my Rocket on a long, hot run.
Ooh, goin' out, Oozin' and cruisin' along.
Now that you've ridden in my Rocket '88,
I'll be around every night about eight.
You know it's great, don't be late,
Everybody likes my Rocket '88.
Gals will ride in style, Movin' all along.
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